L’ultima tappa di questo primo percorso turistico di Momo, posta all’ingresso della Piazza Libertà, ci porta alla scoperta di un monumento storico che per molti secoli è stato il fulcro del potere della “villa” ovvero il castello detto “Castrum Vetus”. Nella piazza del paese, infatti, sono ancora visibili alcune parti del castello, oramai inglobato in altre costruzioni. È quindi possibile ad esempio, tornando indietro di qualche decina di metri rispetto a questo cartello, ammirare l’entrata del castello con impresso lo stemma dei Cattaneo, in cui sono riconoscibili le tre conchiglie. Dal cancello di ingresso si accedeva a un’area che occupava una superficie fortificata di circa 11.000 metri quadrati, più il fossato e l’area di sicurezza, e parte delle mura sono visibili a lato del poliambulatorio, posto alla vostra desta, vicino alla fontanella dell’acqua. Si tratta di muratura compatta in ciottoli che al tempo venivano prelevati direttamente dal vicino torrente Agogna e legati con una resistentissima malta, completati con paramento esterno a lisca di pesce. Detta fortificazione, del perimetro di 450 metri, alla base è larga circa 1 m e 60 cm, mentre l’altezza è di 6 metri. Una fortificazione così estesa, comprendente anche la chiesa di Santa Maria “in castro” poi trasformata nell’attuale chiesa parrocchiale, era certo espressione di un centro di potere assai forte e ramificato sul territorio, quasi sicuramente dovuto al passaggio di vie di comunicazione essenziali. Dal punto di vista storico il 1 dicembre 1087 compare per la prima volta un’esplicita menzione del castello all’interno di documenti scritti. Più precisamente tale documento è una promessa di matrimonio con scambio di dote, rogato all’isola di San Giulio, fra la giovane Gisla “onesta femmina”, e il giovane Adamo da Momo “vivente secondo la legge longobarda”, il quale come dote o dono del mattino, promette alla futura sposa un quarto dei suoi beni fra cui una “Caneva” posta nel castello. La presenza della “Caneva”, una specie di magazzino generale per tutta la comunità, è considerato un fatto singolare per i castelli piemontesi tanto da far ipotizzare per Momo una vera e propria cittadella fortificata. Fra le mura del castello di Momo, negli anni 1132-1133, per circa sei mesi, venne ospitato l’imperatore Lotario III e, quasi a conferma della sua importanza, nel 1154 Federico Barbarossa lo assediò distruggendo con il castello anche il villaggio esterno. Compatibilmente con le ricorrenti crisi del tempo, la fortezza venne ricostruita con nuovi criteri ma nuovamente distrutta durante la guerra del 1357-58 fra i Visconti e il Marchese del Monferrato. Anche in seguito testimoniò le vicende dei maggiori proprietari, Cattaneo da Momo, venendo sempre indicato come “Castrum Vetus”. Nuove vicende storiche e familiari dei “domini”, imposero sempre nuovi adattamenti alla sua struttura sotto i vari proprietari tra i quali sono presenti importanti casati quali i Barbavara, i Della Porta, il Tornielli, i Visconti di Fontaneto, i Pescatori, i Boniperti, i Caccia e gli Avogadro. Troviamo testimonianza delle varie mutazioni percorrendo le attuali via Visconti a nord della piazza, via Silva a ovest della Chiesa, via Binaghi a sud e via Garbarini a est. Questo percorso anulare che generò la “villa” attigua è esattamente lo stesso del fossato che delimitava il “Castrum Vetus”.