Quasi alla fine del nostro percorso si incontrerà un complesso di oltre 18.000 metri quadri che comprende ben due monasteri attigui. Ciò che state osservando è il monastero dell’Ordine delle Umiliate di San Benedetto, menzionato nella storia di Momo per la prima volta nel 1292. Il secondo monastero invece nasce in epoca successiva quando, tra il 1314 e il 1315, vi si trasferirono anche le “Umiliate” provenienti da Agnellengo e venne intitolato a San Bartolomeo. I due monasteri ebbero un ruolo importante nella vita dei paesi vicini. Grazie alla presenza in essi di monache provenienti da famiglie benestanti, il patrimonio agrario superava le 1500 pertiche milanesi, tali da garantire notevoli redditi e servizi. Gli stessi monasteri ebbero vita indipendente fino al 30 luglio 1543 quando le monache di Santa Maria Maddalena si trasferirono a Novara. La crescita del monastero di San Bartolomeo e il passaggio all'Ordine Agostiniano dello stesso, suscitò evidenti problemi tanto da provocare, il 22 marzo 1545, una bolla di scomunica di papa Paolo III contro "gli usurpatori dei beni mobili ed immobili di San Bartolomeo di Momo." Gli edifici attuali sono chiaramente frutto di varie ristrutturazioni e ampliamenti ancora leggibili anche sulle murature esterne, con presenze di brecciature, tamponamenti, fregi e resti pittorici assai significativi. Interventi importanti si ebbero già nel 1562 mentre la muraglia di recinzione è attestata in un documento del 25 gennaio 1604. L'attuale assetto del complesso fu realizzato dal 1627 al 1634 su progetto dell'architetto Francesco Solina, il quale intervenne radicalmente sulle strutture. Creò un nuovo chiostro con alte colonne in serizzo, con lati di metri 15x19 circa, in parte ancora visibile all'interno del civico numero 16, e aggiungendo una manica a colonnato di circa 25 metri, sul lato ovest della corte rustica, all'attuale numero civico 20. Anche la chiesa di San Bartolomeo, già ristrutturata nel 1617, venne nuovamente modificata e in essa, dopo le riserve del vescovo Bascapè, tornò a risuonare l'organo, l'unico di tutto il vicariato, secondo la grande sensibilità musicale delle Agostiniane, che disponevano qui di valenti monache organiste. Il seicento, che vide Momo disastrata dall'ultima drammatica pestilenza, fu veramente un secolo di grande vitalità per il monastero il quale richiamò presenze illustri, accogliendo fino a 38 monache professe oltre alle novizie e alle converse. La parabola storica di questa realtà si concluse il 7 maggio 1782 con il trasferimento delle monache a Novara. Seguirono varie vicende fino al 1805 quando tutti gli immobili vennero incamerati e venduti a privati, disperdendo preziose testimonianze. Furono fortunatamente salvaguardati alcuni arredi sacri, il prezioso altare in marmo e la pala raffigurante i Santi Bartolomeo e Agostino ricollocati nella chiesa Parrocchiale, mentre la chiesa di San Bartolomeo tornò di uso pubblico solo nel 1896.