La denominazione di questa frazione di Momo lascia subito intuire l’esistenza remota di un castello, che infatti è documentata prima del 1201 con la presenza di un “castellettum” sulla collinetta detta “Monteggio sopra il Terdoppio”. Ancora oggi appare come vasto edificio a tre piani fuori terra, ben visibile dal lato di Oleggio e sovrastante i tetti delle vicine abitazioni se osservato venendo da Momo. L’antico insediamento, certamente preromano, era posto in una importante località di controllo della viabilità al guado dei torrenti Terdoppio e Agamo, ai confini di levante del territorio dei Cattaneo da Momo. E’ datato 3 dicembre 1337 un documento in cui si richiede la separazione fiscale di Castelletto dalla località di Momo e l’inserimento negli estimi della città di Novara, notoriamente meno esosi, per favorire la venuta di nuovi abitanti in queste terre bisognose di bonifica per la presenza di numerose zone incolte e baragge. Un successivo documento del 12 marzo 1349, un atto di divisione dei beni fra i Cattaneo da Momo e quelli di Castelletto, offre una straordinaria descrizione del castello e degli altri beni interessati, fornendo di ognuno toponimi e indicazioni precise. Grazie ad esso gli studiosi hanno potuto stabilire l’esatta collocazione dei terreni e delle colture quali prati e vigneti, dei forni, dei mulini, della chiesa e della fornace, importante realtà che consentì il diffondersi dell’uso dei mattoni, in graduale sostituzione dei ciottoli di torrente, fino a quel momento largamente utilizzati nelle costruzioni dei paesi delle terre della Bassa. Il castello prese quindi forma con la torre, la recinzione del fossato, le pertinenze e le acque. Il ponte levatoio e la porta con il torrione di controllo erano anche allora posti a sud del complesso, racchiudendo in esso realtà difensive, abitative e agricole tuttora visibili, anche se modificate nel corso dei secoli. L’edificio originale resta ancora ben visibile nel lato sud-est del complesso, dove sono evidenti le murature a spina di pesce con tre corsi di ciottoli e uno di mattoni, finestre a sesto acuto e una parte di merlatura ghibellina a coda di rondine. Pure molto evidente appare come l’assetto attuale del nucleo abitativo, con un grande cortile lungo oltre 40 metri, sia frutto di una remota unificazione di due settori distinti: quello abitativo e fortificato a sud e quello agricolo a nord, successivamente spostato a ovest come tuttora visibile nelle lunghe maniche attigue. Va inoltre sottolineato che gli edifici testimoniano l’evolversi della tipologia dei mattoni e del loro utilizzo unito ai ciottoli, dal trecento ai primi decenni del novecento, quando la fornace, posta a nord-ovest del castello e ripristinata dai Conti Leonardi di Caslino, eredi dei Cattaneo e proprietari di Castelletto, cessò l’attività.