La chiesa dedicata a San Martino è situata nel centro abitato. Essa è stata citata per la prima volta in un documento del 1347 come “ecclesia in villa”, utilizzata come parrocchiale dagli abitanti del paese, contrapposta a Santa Maria “in castro”, chiesa del castello. La parte più antica dell’edificio attualmente esistente è fatta risalire alla fine dell’XI secolo. Di essa è ancora visibile la base del campanile di pianta quadrata posto a nord della chiesa. In un documento del 1349 si descrive la chiesa fuori dalla fortezza, posta nei pressi di case in parte coperte con tegole e in parte con tetti di paglia. Successive notizie si hanno nel 1590 dagli atti di visita del Vescovo Speciano. La si descrive come pavimentata, con tetto a vista tranne che per la zona dell’altare. La campana è sotto una torricella in mattoni posta sopra la porta della chiesa. In quegli anni la chiesa risulta membro del clericato o cappellania dei SS. Pietro, Martino e Zenone e ne è titolare il sacerdote Michele Cattaneo. Ulteriori informazioni ci mostrano come nel corso del 1600 essa venisse utilizzata anche come deposito di vino e legname, e fosse collegata nell’angolo sud-est con la casa di proprietà del beneficiato. La sacrestia, invece, era posta a nord. L’interno è giudicato “obscurum”, l’altare è provvisto di suppellettili definite “decens”. Nel 1661 il Vescovo Odescalchi ordina di costruire la volta e di rivestire l’altare di tavole di legno; si dovrà inoltre chiudere immediatamente la porta posta dietro l’altare che conduce alla casa del beneficiario. Su queste strutture ancora sostanzialmente romaniche e tardo-medievali venne attuata alla fine del ‘600 una ricostruzione che portò l’oratorio alla configurazione attuale. La navata maggiore veniva trasformata allungandola dalla parte del coro e riutilizzando i muri laterali dell’oratorio preesistente, alzandola considerevolmente e coprendola con volta a botte lunettata. La navata minore posta a sud (già utilizzata come deposito e quindi presumibilmente separata da quella maggiore) venne lasciata sussistere. Viene inoltre ricordata la sacrestia ma non è chiaro dove essa fosse posta. Negli atti di visita del Vescovo Balbis Bertone (1761) la chiesa risulta ormai costruita dalle strutture ancor oggi visibili. C’è un unico altare, ligneo, con un’ancona lignea scolpita racchiudente un dipinto (purtroppo in pessimo stato) raffigurante San Martino. A sud della chiesa, con ingresso dal presbiterio, è posta la sacrestia; la campana è sotto un pinnacolo e viene suonata dal presbiterio. Nel 1799 un drappello di cosacchi del generale Suvaroff venne alloggiato in questo oratorio, ne bruciò le porte e lo profanò. Da allora rimase chiuso fino al 1850 quando, per interessamento dell’arciprete Andrea Silva, venne restaurato, ribenedetto e riaperto al culto. La situazione attuale dà agio di individuare tramite chiari segni le fasi costruttive attraverso cui è passato l’edificio. Lungo il fianco sud sono visibili le parti dei muri laterali appartenenti già alla chiesa romanica con gli archetti pensili in alto; altrettanto visibili sono le tamponature delle arcate in muratura a tutto sesto che facevano comunicare tra loro le due navate. Lungo il fianco nord sono visibili le tracce di altre strutture delle quali si hanno minori notizie: il campanile romanico e forse la sacrestia del ‘600. Anche all’esterno del coro (risalente alla fine del ‘600) sono visibili, nell’angolo nord-est, i segni di una copertura ad esso appoggiata. Attualmente la chiesa è aperta saltuariamente in corrispondenza di particolari ricorrenze legate al culto di San Martino, patrono